La sala A del cinema Solaris era gremita, qualche posto libero solo in prima fila.
In epoca di parcellizzazione della visione e di solitudine della fruizione è un bel segno di resistenza del rito collettivo della sala, del piacere della discussione e dell'incontro con l'autore del film.
Nel film ci sono molti piani di lettura (con numerose metafore e un cinema di poesia che alterna realismo -il presente è in bianco e nero, sui toni del grigio - con parti più "folli" e libere: i flashback e le parti oniriche a colori o animate digitalmente).
Una pellicola con molti strati, come i livelli della città dove si svolge la vicenda: Napoli, con i suoi splendori e le sue brutture, i suoi vicoli, i suoi sotterranei e le sue catacombe. Con i vivi e i morti che sembrano scambiarsi i ruoli.
Un film che chiede allo spettatore l'impegno dell' interpretazione, ma regala il gusto di una densità visiva e la qualità alta di un cast corale, condotto magistralmente dal ruolo di Anna, la Golino che ha meritatamente rivinto la Coppa Volpi a Venezia, dopo quella per "Storia d'amore" di Citto Maselli nel 1986.
Foto 1: Gaudino, Giannini, Golino, Gallo alla Mostra di Venezia; foto 2: un fotogramma del film; foto 3: Valeria Golino premiata con la Coppa Volpi.