Giunto alla settima edizione, quest'anno il consueto convegno legato al progetto di "Adotta l'autore" si è svolto a Pesaro il 4 settembre 2014, presso il Teatro Sperimentale.
La platea era soprattutto affollata di insegnanti provenienti da varie città e paesi, in particolare da Marche e Romagna.
Avendo preso alcuni appunti, ovviamente soggettivi e parziali, ho deciso di condividerli con chi fosse interessato al tema di quest'anno che era:
Dalla parte delle bambine.
Per far capire le finalità che si proponeva la giornata pesarese vi cito alcune frasi tratte dalla brochure del programma del convegno:
"Gli stereotipi di genere non sono stati scalfiti, semmai si sono adeguati ai tempi. Gli imperativi restano i bulli e le pupe, ma anche nella versione speculare, le bulle e i pupi sono categorie cristallizzate, scintillanti nel loro fascino di armature, e mortifere negli esiti. Impediscono a ragazze e ragazzi in egual modo di diventare individui: consapevoli di se stessi, dei propri corpi, della propria posizione nel mondo al di là del genere o attraverso esso. (Hamelin n. 29, Questioni di genere, ottobre 2011)
Un convegno di formazione per insegnanti ed educatori per riflettere sugli stereotipi di
genere ancora presenti nelle principali agenzie educative, famiglia e scuola, analizzare
in modo critico i libri di testo e la letteratura dedicata all'infanzia e discutere i modelli educativi di stampo discriminatorio ancora esistenti".
(vedi programma sul sito: adottalautore.it e l'interessante speciale della rivista Hamelin, sopra citato)
Lucia Ferrati
Gertrude bambina. Illustrazione di Francesco Gonin, edizione Promessi sposi a dispense1840-42
I saluti dell'ufficio scolastico li ha portati la professoressa Agostinelli del Liceo Mamiani di Pesaro.
Monica Martinelli
Gli aspetti sotto esame erano: gli stereotipi sul sesso biologico, ruoli di genere, discriminazioni e violenze. Stereotipi come idee fisse, cristallizzate. Ha anche ricordato la normativa CEE del 1979 che poneva degli obblighi per gli stati membri di lottare contro gli stereotipi di genere, la convenzione di Istanbul del 2010, ratificata dall'Italia, per la quale ci si impegnava a attivare percorsi scolastici contro gli stereotipi. Ratifica cui non ha fatto seguito molto in termini concreti. Martinelli ha anche denunciato le carenze della recente legge sul femminicidio nella quale mancano riferimenti al lavoro nelle scuole e nei media a proposito dei temi delle discriminazioni di genere. Ha fatto poi un rapido cenno a come la sua casa editrice cerchi di fare prevenzione contro gli stereotipi e le discriminazioni, proponendo testi operativi per le scuole, riflessioni sul tema o modelli di narrazioni per bambini alternative a quelle ancora inchiodate a immagini zeppe di stereotipi.
Sara Marini
Ha poi raccontato il progetto La scuola fa differenza, svolto con 17 scuole romane (vedi il programma ). Il progetto coinvolgeva insegnanti che lavorano con bimbi e bimbe della fascia di età 0-6. Il lavoro ha preso le mosse dalla storia del pensiero e della condizione femminile (coinvolgendo la Casa delle donne), per arrivare ad un percorso laboratoriale. Marini ha sottolineato come fosse significativo il fatto che tutte le partecipanti fossero maestre donne.
A dire il vero anche al convegno pesarese gli uomini erano alquanto scarsi, a riprova della troppo scarsa presenza maschile nel mondo della scuola.
Il lavoro del progetto svolto a Roma ha preso in considerazione:
1) i ruoli di genere nella famiglia, come ad esempio questo passa nei giocattoli (con l'elemento di libertà presente nel gioco dei travestimenti)
2) il linguaggio
3) gli infiniti tipi di famiglie presenti nella società attuale
4) l'importanza di saper esprimere le emozioni
I gruppi di insegnanti hanno poi avuto un momento di riflessione sul percorso svolto e la Marini non ha nascosto che per molti di loro quello sia stato un momento traumatico. Con la richiesta da parte delle docenti di soluzioni pronte per l'uso in classe e la difficile ricerca di un controllo totale sul proprio lavoro.
Questo tipo di percorso, continua la Marini, è complesso e la presa di consapevolezza degli stereotipi parla anche alle biografie di ognuno dei partecipanti. Quello che si può ottenere non sono ricette belle e pronte ma un affinamento dello sguardo e una maggiore attenzione ai testi e ai linguaggi da proporre ai bambini. La relatrice romana ha citato i libri di Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, Feltrinelli, 1973 e quello che ne riprende i temi di Loredana Lipperini, Ancora dalla parte delle bambine, uscito per la stessa casa editrice nel 2007.
Il lavoro da svolgere con i bambini è sicuramente quello di aiutarli a costruire l'autostima cercando l'equilibrio con gli altri per evitare la sopraffazione. Cercando una alleanza tra nido, scuola e famiglia.
Marini ha indicato le fiabe come un vero e proprio inno alla differenza, con infinite possibilità di riscrittura e di varianti. In particolare il laboratorio di Scosse, che si svolgeva il pomeriggio lavorava sulla fiaba di Cappuccetto rosso.
Il progetto romano ha subito forti critiche da parte di alcune associazioni cattoliche (si veda a tal proposito un articolo della rivista alfabeta2 ).
Ha ricordato anche l'appuntamento di Roma il 20 e 21 settembre 2014 con una due giorni sull'educazione alle differenze.
Nadia Muscialini
Muscialini ha criticato l'eccessiva attenzione ai numeri da parte degli amministratori che non si chiedono quante donne siano poi uscite dalla situazione di violenza, quindi l'occhio va posto anche e soprattutto sulla qualità che può offrire un centro antiviolenza e non solo al numero dei colloqui svolti.
Essendo molto difficile intervenire direttamente sui minori testimoni di violenza, perché essendo figli di genitori in conflitto spesso non vengono autorizzati da uno dei due a partecipare agli incontri con gli esperti, hanno deciso di operare soprattutto dove i ragazzi passano il loro tempo maggiore, ovvero nelle scuole.
Nel suo libro Di pari passo, Nadia Muscialini prende proprio in esame il lavoro di prevenzione ed informazione che fa nelle scuole.
Perché nei colloqui, confida la Muscialini, viene fuori tantissimo la figura dell'insegnante, che nel bene e nel male incide molto nella vita dei ragazzi. Esistono ovviamente anche stereotipi di cui è fatto vittima l'insegnante, ma il suo è un ruolo molto importante e il lavoro che svolge il centro antiviolenza nelle scuole cerca di fornire loro strumenti pratici per smontare le chiusure e le stereotipie e prevenire le violenze.
Affinché segua anche una consapevolezza al diluvio di informazioni che i ragazzi hanno. Sono spesso informati di molti aspetti, ma non sono davvero coscienti dei problemi, della gravità dei loro o degli altrui gesti (vedi il cyber bullismo) denuncia Stefano Reschini.
Al convegno: Stefano Reschini, Nadia Muscialini, Sara Marini, Monica Martinelli
All'inizio si mettono in ascolto di ciò che sanno i ragazzi di violenza domestica, di violenza di genere e poi cercando si smitizzare false credenze e far prendere consapevolezza di quanto anche via web le parole possano ferire. Sottopongono questionari anonimi sui temi proposti. Fanno lavorare i ragazzi in piccoli gruppi cercando di creare un rapporto orizzontale. Con i genitori hanno due momenti di confronto, prima una presentazione del progetto poi una restituzione alla fine, per metterli in comunicazione con i pensieri dei figli (senza fare riferimenti ai nomi). Poi a due mesi dalla fine del progetto sottopongono i ragazzi ad un nuovo questionario per vedere gli effetti e le riflessioni che il lavoro svolto ha lasciato in loro.
I cambiamenti di solito ci sono. La speranza è quella di creare dei ragazzi in grado di formare altri coetanei su quei temi, ridando ad esempio il giusto senso alla parola "rispetto" che spesso per i ragazzi significa farsi rispettare con l'aggressività.
Inoltre Reschini ha anche dato alcune percentuali sui falsi miti nel discorso sulla violenza contro le donne: su 800 ragazzi, il 25% è d'accordo sull'idea che nella violenza la donna ha provocato, per il 68% un partner violento può cambiare per amore. In Italia, tra l'altro, non esistono dati ufficiali sulla violenza di genere. Bisogna, ha concluso Reschini, far capire bene il disvalore sociale della violenza.
(Fine prima parte degli appunti. Nel prossimo post condividerò gli altri appunti sul convegno, che ha poi visto gli interventi di Filippo Mittino, Antonio Ferrara, Sonia Basilico, Irene Biemmi, Francesca Ceccarelli, Valentina Corinti. Posterò anche qualche nota sui due laboratori pomeridiani cui ho partecipato.)
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