lunedì 14 settembre 2015

Materia preferita: libri. Riflessioni e strategie per formare lettori e promuovere la lettura a scuola. Appunti sul convegno di Adotta l'autore, Pesaro 2015

8° Convegno Adotta l'autore
Pesaro, 8 settembre 2015



Il convegno svoltosi presso il Teatro Sperimentale di Pesaro è stato aperto dai saluti istituzionali: Daniele Tagliolini presidente della provincia di Pesaro e Urbino, l'assessora alla crescita (tradotto per i non pesaresi: all'istruzione) Giuliana Ceccarelli e Marcella Tinazzi, dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale.
Al di là della ritualità dei saluti, l'assessora e la dirigente, entrambe donne di scuola, hanno fatto riferimento a  esperienze concrete nel campo della lettura a scuola. 

Tinazzi ha raccontato la riuscita del patto fiduciario con gli studenti del Classico Mamiani di Pesaro dove, quando lo dirigeva, aveva messo cataste di libri della biblioteca sparse in diversi ambiti dell'istituto per un prestito libero e sburocratizzato.
Ha concluso citando la "lettura come immortalità all'indietro", l'esserci già quando Renzo sposò Lucia, quando Caino uccise Abele, di cui Umberto Eco ha parlato agli studenti pesaresi in un recente incontro pubblico.


Quest'anno a creare la giusta atmosfera per le successive riflessioni del convegno ha provveduto la "conferenza buffa" di Antonio Catalano, artista e artigiano per universi sensibili. (Si veda il sito:http://www.universisensibili.it) Con una serie di racconti, poesie, nonsense, ha fatto risuonare parole apparentemente scombiccherate ma piene di suggestioni. 



Cercava in un quadernino massime ed aforismi in libertà: "Ricordatevi che a volte la catastrofe è l'inizio della felicità", "La scoreggia è l'anima del fagiolo che vola via". Ha poi iniziato a raccontare di un padre lucano che lo svegliava alle tre di notte per raccontargli le storie dell'orco, perché diceva "le storie ti aiutano a crescere in modo armonico".
Nel filo di parole e di racconti con cui il conferenziere comico ha affascinato la platea, ora sussurrando, ora alzando i toni, tra riso e malinconia, il padre orco diveniva fornaio e raccontava storie con le mani e con gli sguardi. 
Perché, sostiene Catalano, il primo atto del leggere è quello di impadronirsi della lettura del mondo. Il padre fornaio con la pasta per fare il pane costruiva mondi e personaggi, che poi schiacciava tutti insieme e li usava per fare la pizza. Così gli dava in pasto quei mondi immaginati.
Con un divertente gramelot ha poi raccontato di uomini primitivi e di aviatori, concludendo con un'altra massima: la malinconia è la zia della filosofia.

Stefania Lanari, libraia delle Foglie d'oro e organizzatrice del convegno (vedi il programma sul sito adottalautore.it), prima di introdurre l'intervento della professoressa Silvia Blezza Picherle, docente presso il Dipartimento di Filosofia, pedagogia e psicologia dell'università di Verona ( si veda l'interessante sito da lei curato: raccontarencora.org, ricco di materiali e riflessioni sulla promozione della lettura), ha raccontato di due insegnanti passate in libreria a dire che rinunciavano in partenza al progetto di Adotta l'autore motivando la loro scelta con un disarmante "tanto i ragazzi non leggono nulla".



I recenti dati sulla lettura dei ragazzi sono in calo, anche se di solito i giovanissimi sono in controtendenza rispetto agli adulti che leggono pochissimo.
Ma la scuola può fare molto, anzi secondo Picherle deve proprio riappropriarsi del suo ruolo di promozione della lettura, che troppo spesso ha delegato.
Le riflessioni, anche piuttosto critiche verso le superficialità di certe promozioni alla lettura, sono nate da 20 anni di ricerca e azione con la collaborazione di docenti di scuola materna, elementare e media e poggiano le basi in una pregressa attività di maestra elementare che permette alla Picherle di evitare discorsi astratti o di pura polemica teorica. 
Gli insegnanti  devono fare un lavoro diverso rispetto a quello degli animatori, leggendo bene ad alta voce senza scimmiottare gli attori. 
Gli eccessi di animazione distraggono dalla peculiarità della letteratura. Deve essere patrimonio della scuola  la lettura letterario-espressiva che va a fondo nel testo e cerca di inoculare un interesse  duraturo nei giovani studenti, facendone dei lettori maturi.  
In Italia i saggi della Picherle sono tra i pochi contributi teorici ad riflessione critica sulla promozione alla lettura, a parte un interessante contributo del bibliotecario Luca Ferrieri
In Italia c'è una grande frammentazione della promozione alla lettura, sarebbe bene che le varie istituzioni lavorassero in maniera più collaborativa e consapevole, evitando il rischio di omologazione.
Picherle ha criticato certe gare di lettura che scimmiottano la trasmissione rai  Un pugno di libri, con gare di lettura più incitanti all'agonismo che alla reale padronanza dei testi, con domande nozionistiche o su aspetti esteriori al testo, su minuzie. Spesso gare con bibliografie troppo corpose. 
Bisogna chiedersi cosa ci proponiamo con i tornei di lettura.
Anche l'incontro con l'autore è spesso eterodiretto, con domande studiate a tavolino dai docenti e non lasciate alla spontanea curiosità dei ragazzi. 
Accenti critici anche  nei confronti della febbre da festival, con gli autori spesso usati in maniera puramente promozionale.
Spesso da parte dello stato si spendono soldi per inutili campagne pubblicitarie (soldi che si potrebbero investire nelle sguarnitissime biblioteche scolastiche, ndr).
La professoressa ha parlato dei laboratori per la costruzione dei libri per i bimbi della materna o della primaria, dove per il 90% il lavoro è grafico e pittorico e solo per il 10% propone una esperienza di lettura o di scrittura.
Si cita spesso Pennac e i suoi precetti sui diritti del lettore, ma spesso non li si mette in pratica ingabbiando la lettura.
C'è chi strumentalizza il testo per trattare temi in programma, si può fare ma non è promozione della lettura. C'è chi psicologizza troppo le fiabe (e qui Picherle cita in negativo Vegetti Finzi).
Tutti i romanzi di qualità sono laboratorio di emozioni.
Bisogna conservare l'orecchio acerbo rodariano.
Le critiche della relatrice vanno anche a colpire gli albi a tema (uso del vasino, etc) e i manuali della Erikson che propongono dei brutti percorsi sulle emozioni.
In realtà di emozioni e di riflessioni se ne trovano in albi belli come Che rabbia! della Babalibri, senza schede in fondo al libro come nell'assurdo e brutto Pingu, che propone una verifica oggettiva con tanto di crocette, scritta con un linguaggio astruso e assolutamente inadatto per l'età prescolare cui è diretto il libro.

Nelle sue ricerche Picherle ha anche appurato come spesso vengano imposte e rifiutate dai giovani delle scuole medie letture come Il fu Mattia Pascal e La coscienza di Zeno.
Dal Ministero, che promuove con fior di quattrini campagne promozionali inefficaci, non arrivano indicazioni (e neanche soldi per le sguarnite biblioteche scolastiche, ndr). 
Bisognerebbe evitare il bombardamento di eventi e fare promozione di qualità, entrando in fondo al testo (verbale, iconico, iconico-verbale). Creare motivazione a leggere generata da piaceri  profondi. La qualità dei libri arricchisce umanamente, porta all'esplorazione del testo, dei suoi sensi e dei suoi significati. Il libro è solo un oggetto, è in ciò che contiene e come lo dice la sua bellezza.
Si può far capire la bellezza dei testi attraverso la lettura ad alta voce, attraverso dei giochi mirati, attraverso la rilettura. Per creare un lettore dalle tante anime. 
Lettore che si immerge ed entra in profondità nel libro (come nell'albo illustrato La piscina). 

Picherle cita alcuni autori che hanno riflettuto sulla lettura:
Libro per essere libero (Rodari), libro come oggetto sedizioso (Pontremoli),
Le parole sono finestre oppure muri (Rosenberg). 
Per concludere il suo intervento (utilmente accompagnato da slide con dati bibliografici ed esempi dei testi citati) la studiosa ha fornito alcune indicazioni operative per una promozione della lettura di qualità:
a) selezionare e scegliere opere di qualità
b) impadronirsi di una metodologia di qualità
c) rendere i bambini protagonisti
d) creare una comunità interpretativa: scegliere insieme; riflettere e pensare in comune; cercare insieme i significati
e) agire con tempi distesi (è la qualità che conta, non la quantità)
Gli albi illustrati con lo stile iconico e verbale, se ben disegnati e ben scritti permettono di confrontarsi con temi difficili come quello della morte, vedi L'anatra, la morte e il tulipano di Erebruch o Snow del poeta Delern. 


 


A seguire  Sabrina Hilpisch ha parlato della sua collaborazione con le scuole medie del Canton Ticino e le loro biblioteche, dove legge e crea momenti di animazione supportando il lavoro degli insegnanti. 





La sua passione per la lettura per ragazzi è nata dal frequentare attività e biblioteche insieme ai figli. Utilizza anche giochi, come Dixit, che sviluppano la voglia di narrare e di fantasticare insieme.



I libri vanno letti fino in fondo e ben presentati, non bisogna nascondere ai ragazzi che la lettura può anche essere fatica e allenamento (come d'altronde lo sport). Di solito lei si ferma un po' in biblioteca dopo l'incontro con le classi per dar modo ai più timidi di porle domande sui libri senza essere ascoltati dai compagni.
Ha iniziato anche ad organizzare un festival di incontri con gli scrittori, coinvolgendo due classi che non si conoscono che dovranno prepararsi insieme all'approccio con l'autore.

Luigi Dal Cin, scrittore per bambini che viene dal mondo dell'ingegneria ambientale dice scherzando che potrebbe mettere su un gruppo di aiuto per ex ingegneri. Scherza anche su come i bambini negli incontri che fa gli chiedano spesso come faccia ad essere ancora vivo, essendo lui uno scrittore data l'aura un po' imbalsamatoria delle antologie scolastiche. Ha raccontato anche di altri momenti buffi degli incontri, come quando all'ennesima domanda su come faccia a scrivere così bene, ha chiesto al bambino di 6 anni cosa intendesse per "scrivere bene" e quello gli ha risposto mostrando i caratteri del libro: sembra fotocopiato.

Dal Cin nota con un po' di preoccupazione che in questi anni risulta sempre più difficile per i bambini l'invenzione delle storie.
Spesso chiedono come mai le fiabe finiscano bene quando invece nella realtà o nel rispecchiamento che ne danno i media le cose non vanno così..
Cita Yeats che sosteneva come le fiabe fossero la più alta forma di aristocrazia letteraria, perché nella trasmissione orale, di generazione in generazione, hanno perso tutto il superfluo.
Dal Cin lavora anche in situazioni difficili, come quando ha incontrato i bambini  colpiti dal terremoto in Emilia. Sostiene come sia importante dare ascolto al loro bisogno di raccontare, per non lasciare che traumi e paure gli rimangano nascosti dentro. Bisogna predisporsi all'ascolto senza pretendere un linguaggio e un approccio diretto, i bambini usano spesso personaggi inventati per raccontarsi.
Quando si scrive ci si chiede spesso che senso abbia raccontare storie, e la risposta forse la può dare Sherazade delle Mille e una notte, che fa salva la vita attraverso le storie che racconta al re sanguinario e lo fa anche pentire dei suoi crimini. Le storie sospendono il tempo.

Enzo Covelli, attore e libraio della Libreria per ragazzi Miranfù di Trani è partito dal raccontare la sua esperienza da Guinnes dei primati, un libraio che fino a vent'anni non aveva mai letto un libro. Studente bocciato a ragioneria era stato mandato a lavorare in segheria. Poi durante il servizio militare era finito all'Elba presso il Carcere di massima sicurezza di Porto Azzurro dove aveva fatto la guardia carceraria sotto la direzione iper repressiva di un direttore del carcere.
Veniva quindi spesso mandato, come forma di punizione, ore e ore in una garitta     sospesa davanti al mare. Qui per far passare il tempo aveva iniziato a leggere, scoprendo come i libri potessero riempire le ore e la vita: 63 libri in sei mesi. Una passione che lo aveva poi portato a Cervia per seguire una scuola di burattinaio, occupandosi di teatro di figura per circa sette anni. Poi a Macerata si era iscritto ad un corso di invenzione narrativa curato da Dal Cin presso "La fabbrica delle favole". Per quel corso aveva anche rinunciato ad un posto stabile in una compagnia teatrale. In quel corso aveva conosciuto la sua futura moglie con la quale ha poi deciso di aprire una biblioteca per ragazzi in un quartiere periferico di Trani. 

Libreria che cerca di avere una funzione sociale, incorporando uno spazio di biblioteca autogestita ed uno di book crossing. 



Si occupa anche di animazione nelle scuole o nei festival della lettura (e qui scherza un po' sulle severe parole di Pincherle al riguardo). Hanno anche comprato un'Ape trasformandola in una biblioapecar.
Conclude il suo intervento citando alcuni libri per ragazzi cui è particolarmente legato: tutti i romanzi di Mino Milani, Cappuccetto rosso a Manhattan, Dakota dalle bianche dimore di Ridley. 

A concludere gli interventi di una mattina lunga e densa arriva, scherzando sulla fame degli astanti, Antonio Ferrara, scrittore e illustratore, divenuto ormai un esperto degli incontri con i lettori ragazzi. Lo scrittore ha dato qualche indicazione agli insegnanti su come condurre bene un incontro con l'autore.
Intanto partire da libri che l'insegnante conosce e che ama,  leggendoli ad alta voce e accompagnandoli. 



Si è raccomandato di non far preparare le domande in maniera rigida ed eterodiretta, altrimenti i ragazzi saranno preoccupati solo della loro domandina scritta sul foglietto e neanche ascolteranno domande e risposte dei compagni e dello scrittore.
Ovviamente non va delegato allo scrittore il mantenimento dell'ordine pubblico della classe (purtroppo a volte accade persino che l'insegnante chieda se è necessario che lui rimanga in aula durante l'incontro!).
Ha citato la poetessa Chiara Carminati che dice come nasconda in ogni sua pagina almeno una parola difficile per donare ai ragazzi la possibilità di ampliare il proprio lessico. 
E ha sottolineato come parola e parabola abbiano un'etimologia comune, parola come confronto, come insegnamento.
I libri per ragazzi per emozionar(li)si e costruire la propria educazione sentimentale. 
Ha parlato di come l'artista possa essere un po' sciamano, ricordando in conclusione l'esperienza dell'artista Joseph Beyus, che caduto con il suo aereo tedesco durante la II Guerra Mondiale venne salvato da nomadi tartari attraverso le loro medicine naturali e si accostò alla cultura degli sciamani. 
Tra gli scrittori per ragazzi ha citato l'unicità del linguaggio di David Almond, autore di Skelling e di altri bellissimi libri per adolescenti.



Nel pomeriggio si sono svolti dei workshop con alcuni dei relatori. Cercherò di darne conto in un prossimo post, condividendo i miei appunti.




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