Visualizzazione post con etichetta poesia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta poesia. Mostra tutti i post

lunedì 21 marzo 2016

Giornata mondiale della poesia. Mariangela Gualtieri, Bestia di gioia

Oggi è la giornata mondiale della poesia.
Il miglior modo di festeggiarla è quello di comprare e leggere un libro di poesie.
Tra i tanti bei libri nei trascurati scaffali del settore poesia oggi suggerirei questi versi della poetessa e attrice Mariangela Gualtieri.


BESTIA DI GIOIA

da Naturale sconosciuto

Certi alberi vicini alle case
 sostano in una pace inclinata
 come indicando come chiamando 
noi, gli inquieti, i distratti 
abitatori del mondo. 
Certi alberi stanno pazientemente. Vicini
alle camere nostre 
dove gridiamo 
a volte di uno stare insieme
che ha dentro la tempesta
noi che devastiamo 
facce care 
per una legge di pianto. 


Mariangela Gualtieri, Bestia di gioia, Einaudi, 2010

Cliccando sul titolo evidenziato, ascoltiamo la voce dell'autrice attrice, in questa ripresa dal vivo, recitare la sua Sii dolce con me, sempre tratta dalla raccolta Bestia di gioia.



venerdì 1 gennaio 2016

Fiori del mare di Gianni D'Elia. L'ispirazione


Per aprire il nuovo anno vorrei consigliare un bel libro della collezione bianca di poesia Einaudi, l'autore è Gianni D'Elia (classe 1953) un poeta pesarese, noto ma forse non ancora abbastanza riconosciuto dal grande pubblico (se mai c'è stato un grande pubblico per la poesia nel nostro paese).
Il libro parafrasa il titolo di Baudelaire, autore che D'Elia ama e traduce, così come finemente conosce i grandi poeti della tradizione: da Dante a Leopardi fino a Pasolini. 
Autori che ha affrontato in bei saggi e in lucide, emozionate, dense e "nutrienti" lezioni di approccio alla poesia presso università o librerie.
Nei suoi Fiori del mare scava nei paesaggi della costa adriatica e in quelli dell'Italia. I suoi sguardi non hanno nulla di localistico e, come Fellini, parte dalla provincia per raccontare il mondo e la vita, trovando nei versi le parole in cui ci sentiamo compresi. In essi ci rispecchiamo e arricchiamo i nostri pensieri.
Vorrei citare una poesia che mi sembra renda bene l'idea del suo paziente lavoro di ricerca, di lettura dei testi e dei contesti, di flâneur adriatico attento alla sostanza del mondo.

L'ispirazione

Non è forse la spiaggia l'oasi e il deserto,
il volto butterato di una vecchia, al concerto,
la gota liscia e fresca della riva,
la spuma e la sabbia della sua saliva?...

Sulla spiaggia, tutta piatta, sabbiosa,
così graziose, per forme e colori,
piccole barche, verdi, rosse, rosa,
da far pensare a dei semplici fiori...

Sguardo sul mare, sguardo sul latente,
se non ancora una filosofia,
è un primo germe, indubitabilmente,
allo stato nascente, sulla sua scia...

Noi, che viviamo una vita espressiva,
nell'esperienza delle cose prime,
dentro alla dittatura comunicativa,
che nella rete illude quanto opprime...

Non metto nei miei quadri tanta ricca pittura,
né più alti argomenti ricerco nei miei versi,
ma di questo luogo seguendo i più diversi
fatti buoni o cattivi, io scrivo all'avventura,

nient'altro che diari, o forse commentari,
AMICIS ET NE PAUCIS SEMPER GRATUS...


Dalla sezione Sala degli esercizi dal vero, in Gianni D'Elia, Fiori del mare, Einaudi, 2015, 15 euro




lunedì 6 aprile 2015

Viaggio di istruzione a Trieste. Fermata a Redipuglia




A proposito di Redipuglia il poeta Davide Rondoni nel suo libro Il fuoco della poesia. In viaggio nelle questioni d'oggi (2008) si chiedeva se gli italiani andassero ancora a visitarlo, se ci portassero le scolaresche. Lui sperava di sì. A Redipuglia ha dedicato anche una poesia, la potete anche ascoltare letta da lui all'interno di un concerto di musiche popolari dedicate alla guerra tenuto all'auditorium di Renzo Piano a Roma,
(ecco il link con la poesia di Davide Rondoni, Redipuglia con te , che nel video arriva dopo 1 ora e 49 minuti di concerto)

Ne cito la prima strofa:

Insegnami tu come stare, come tenere le mani, se
abbassare
gli occhi o dove puntarli, al cielo o fuggenti
alle macchie di verde scabro
che arde nel gelo
qui, a Redipuglia davanti
dove si alza l'onda bianca infinita del grido
"presente"
nel chiaro velo di silenzio
che trema nella valle




A cent'anni dall'entrata in guerra dell'Italia, comitive di ragazzi passeranno in quel sacrario che contiene 100 mila soldati morti, di cui più della metà senza nome.
Il grande massacro della I Guerra Mondiale costò all'Italia 1 milione e 240 mila morti.
C'è un sito dove cercare i nomi dei caduti, in ogni piccolo paese c'è un monumento ai caduti della Grande Guerra e ognuno di noi può trovare qualche suo antenato tra quei nomi.
C'è un sito che ci aiuta nelle nostre ricerche:
cadutigrandeguerra.it

Io ho trovato un Giovanni Petitti nato nel paese di mio nonno (che invece dalla guerra ne uscì vivo, benché vi fosse stato spedito a soli 17 anni).
Nel 1938, in pieno fascismo, l'anno delle infami leggi razziali, venne inaugurato il Sacrario militare di Redipuglia. 
Il Fascismo su quei morti in guerra e sulla mitologia bellica aveva costruito la sua forza propagandistica.
(vedi foto dell'archivio Luce di Mussolini a Redipuglia
E quella forza si sarebbe dimostrata poi una forza di morte, di distruzione e di autodistruzione, portando alle guerre coloniali e al nuovo massacro della II Guerra Mondiale.
Per prepararsi a questo itinerario in un luogo di guerra, per prepararsi ai silenzi, agli spazi di Redipuglia si possono consultare alcuni siti web:

Quello dell'esercito italiano

Un utile sito sugli itinerari di guerra nelle regioni del nord Italia 



4/11/1918 Liberazione di Trieste. La rivista in Piazza dell'Unità alla presenza di S. E. il Generale Petitti di Roreto - Governatore della città (Museo Civico del Risorgimento di Bologna, inv. Fogg_0192)

E si potrebbe anche imparare una canzone di protesta che venne fuori da quei combattenti che videro  morire a decine di migliaia i loro compagni per la conquista di Gorizia nell'agosto 1916.

La canzone è:
O Gorizia, tu sei maledetta

La mattina del cinque di agosto
si muovevano le truppe italiane
per Gorizia e le terre lontane
e dolente ognun si partì.

2
Sotto l’acqua che cadeva a rovesci
grandinavano le palle nemiche;
su quei monti, colline e gran valli
si moriva dicendo così:

3
“O Gorizia, tu sei maledetta 
per ogni cuore che sente coscienza!”
Dolorosa ci fu la partenza
che ritorno per molti non fu.

4
O vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli sui letti di lana,
schernitori di noi carne umana
questa guerra ci insegna a punir.



Voi chiamate il campo d’onore
questa terra di là dei confini;
qui si muore gridando “Assassini!”
maledetti sarete un dì.

6
Cara moglie, che tu non mi senti,
raccomando ai compagni vicini
di tenermi da conto i bambini
che io muoio col tuo nome nel cuor.

Nel video vengono citate sequenze tratte dal film di Francesco Rosi, Uomini contro (1970), ispirato al libro di Lussu, Un anno sull'Altipiano, (pubblicato in Francia nel 1938 e in Italia da Einaudi nel 1945). Uno dei testi più importanti sull'esperienza della I Guerra Mondiale.



P.S.
Avvertenza, forse superflua: cliccando sopra le parole in rosso si aprono i link.


mercoledì 19 novembre 2014

Non c'è nave che possa come un libro. Poesia di E. Dickinson


Vorrei dedicare una bella poesia di Emily Dickinson a tutti i ragazzi alle prese con la lettura.
Chi vuole leggerla anche in lingua originale,  veda il sito emilydickinson.it



Non c'è nave che possa come un libro
portarci nelle terre più lontane,
né c'è corsiere pari ad una pagina
di poesia che balza e che s' impenna.
Questo viaggio può farlo il miserabile,
senza l'oppressione del pedaggio:
è assai frugale il carro
che trasporta l'anima dell'uomo.


Consiglio a tutti il bel libro da cui è tratta questa versione:
Non c'è nave che possa come un libro, Motta junior, 2011
traduzione di Alessandro Quattrone.  Illustrazioni di Brunella Baldi.

Perdonate la mancanza di immagini, ma sto scrivendo da un telefono e sono, in fondo, solo un uomo del secolo scorso.

giovedì 2 ottobre 2014

Danilo Dolci. Poesia. Ciascuno cresce solo se sognato



 In attesa di rimettere insieme i cocci del computer che è defunto dopo anni di onorata carriera, vorrei postare una poesia di Danilo Dolci che ho riletto grazie alla citazione del verso finale che ne ha fatto Antonio Ferrara durante il convegno Dalla parte delle bambine svoltosi a Pesaro a settembre, (cfr i post al riguardo).

Della figura di Danilo Dolci ci sarebbe molto da dire. On line si possono vedere alcuni stralci di un documentario trasmesso da Rai Educational.

Dolci è stato sociologo, poeta, educatore, attivista non violento. Ha contribuito, lottando in prima persona, al miglioramento delle condizioni sociali e culturali delle classi più povere, in particolare durante gli anni trascorsi in Sicilia. Nella foto sottostante Dolci durante un'azione non violenta di digiuno. Sua anche l'organizzazione di uno sciopero alla rovescia a Partinico, nel quale i disoccupati lavorarono gratuitamente per riattivare una strada abbandonata, per reclamare occupazione. Era il 1956 e l'azione venne interrotta dalle forze dell'ordine.

Gianni Rodari parla di lui e del suo metodo educativo maieutico, con la consueta lucidità, in una recensione al libro, Chissà se i pesci piangono, nel quale venivano raccontate le esperienze per un centro educativo fondato a Partinico.

Come buon auspicio per il nuovo anno scolastico propongo di riprendere in mano i suoi libri e di rileggere questa poesia pubblicata nel 1971. Versi scritti per una radio libera, antesignana di quella rivoluzione dell'etere che venne legalizzata solo nel 1976.

 

   

C'è chi educa
guidando gli altri come cavalli
passo per passo:
forse c'è chi si sente soddisfatto
quando è così guidato.


C'è chi educa cercando di comprendere

sorridendo, prudente
lodando solo quanto trova buono
e divertendo per tenere in forma:
forse c'è chi ama essere incoraggiato.


Profondamente stimavo un amico
quasi invidiando un altro, a cui diceva
stupido, e non a me.


C'è chi educa senza
nascondere l'assurdo ch'è nel mondo -
aperto a ogni sviluppo ma tentando
di essere franco all'altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato.


Danilo Dolci, Il limone lunare. Poema per la radio dei poveri cristi, Laterza,1971


 


giovedì 28 agosto 2014

"La poesia non è di chi scrive, è di chi gli serve". Neruda e Troisi.

"La poesia non è di chi la scrive. è di chi gli serve" diceva Il Postino Massimo Troisi a Pablo Neruda  interpretato da Noiret, che gli rimproverava un plagio delle sue poesie. 
Vedi la scena del film di Radford (1994), che fu l'ultimo prima della prematura morte di Troisi, che infatti vi appare scarnificato e stanco.



I primi versi del sonetto che postiamo qui sotto sono serviti anche ad alcuni parrucchieri che li citano nei loro siti commerciali, a dimostrazione di come la poesia possa essere pop.
Il sonetto è tratto dai Cien Sonetos de amorCento sonetti d'amore di Pablo Neruda (traduzione in italiano di Giuseppe Bellini), Nuova Accademia, 1960, ora reperibili dall'editore Passigli, in una edizione  del 2010.

    

Me falta tiempo para celebrar tus cabellos.
Uno por uno debo contarlos y alabarlos:
otros amantes quieren vivir con ciertos ojos,
yo sólo quiero ser tu peluquero.
En Italia te bautizaron Medusa
por la encrespada y alta luz de tu cabellera.
Yo te llamo chascona mía y enmarañada:
mi corazón conoce las puertas de tu pelo.
Cuando tú te extravíes en tus propios cabellos,
no me olvides, acuérdate que te amo,
no me dejes perdido ir sin tu cabellera
por el mundo sombrío de todos los caminos
que sólo tiene sombra, transitorios dolores,
hasta que el sol sube a la torre de tu pelo.



Mi manca il tempo per celebrare i tuoi capelli.
Uno a uno devo contarli e lodarli:
altri amanti voglion vivere con certi occhi,
io voglio essere solo il tuo parrucchiere.

In Italia ti battezzarono Medusa
per l'arricciata tua capigliatura.
Io ti chiamo scarmigliata e intricata mia:
il mio cuore conosce le porte della tua chioma.

Quando ti smarrirai nei tuoi stessi capelli,
non dimenticarmi, ricordati che t'amo,
non lasciarmi andar perduto senza la tua capigliatura

per il mondo cupo di tutte le strade
che solo ha ombra, dolori passeggeri,
finché sale il sole sulla torre della tua chioma.


Nella dedica a Matilde Urruita, Pablo Neruda (vedi la sua biografia nel sito Treccani) nel 1959 scriveva: "Io, con molta umiltà feci questi sonetti di legno, gli diedi il suono di questa opaca e pura sostanza e così devono giungere alle tue orecchie".




Effettivamente i versi di questa centuria di sonetti sono molto materici, pieni di riferimenti agli elementi della terra e del mare, "salmastri" per usare un'espressione dello scrittore Antonio Ferrara.
Su youtube c'è un interessante intervista televisiva a Neruda condotta dallo scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez. E' in spagnolo ma inserendo i sottotitoli non risulta troppo difficile ascoltarla.




Per chi volesse saperne di più di Pablo Neruda consiglio la sua autobiografia, Confesso che ho vissuto, edita da Einaudi e da Mondadori o il volume Guanda, Per nascere son nato.

domenica 17 agosto 2014

Estate. Il Viaggiatore. Una poesia di Giuseppe Conte



Non c'è bisogno di essere dei nefologi, ovvero dei meteorologi specializzati nello studio delle nubi, per fermarsi ad osservarle un po' rapiti, specie durante i bei crepuscoli estivi. 
Come recitavano le due voci femminili, all'inizio del penultimo disco di  Fabrizio De André  "Le nuvole" (Fonit Cetra, Ricordi,1990), di solito quelli che le osservano con più fantasia sono i bambini, che vi trovano forme di animali o oggetti.  Ecco il brano che apre l'album.

I bambini o i poeti.
Come Giuseppe Conte che le descrive con grande maestria e con echi mitici in questa poesia contenuta nella sezione "Le stagioni di Ermes", nella raccolta "Le stagioni", un libro edito dalla Bur nel 1988. 



Estate

Il Viaggiatore

Il viaggiatore conosce bene i labili
rapporti che ogni terra ha con le nubi.
Non sa che cosa li determini:
se sia il vento, la direzione
che hanno fiumi e montagne
la presenza di altopiani, di colline
il sole più sfolgorante o più
appannato, la distanza dai 
mari.
Tra Albuquerque e Santa Fe certe mattine
il cielo cala quasi in modo che
le nubi corrano tra cespugli e spine.
Hanno la casa su vulcani
spenti, tra rocce
che fanno gobbe, ali, artigli
tra dune di terriccio che
fiori stenti e ruvidi
intaccano, su pianori
verdi e vasti, sorretti
da tronchi coni di pietra lassù.
Le nuvole ci volano o ci stanno
inginocchiate.
Vegliano sui tre Pueblo di 
S. Domingo, Cochiti, S. Felipe,
deserto indiano d'estate.

Più a nord, verso il Colorado
sono ancora più rapide, più oblique, e più
in movimento.
Sul massiccio del Sangre de Cristo
lasciano impronte
di un nero che rasenta
quello delle criniere.
E sulla strada che da Taos porta
a San Cristobal
fanno scorrere, svanire,
sovrapporre, saltare
macchie così scure e in un momento
mutate e tante che sembrano
una mandria di ombre
impazzite a pascolare
lì intorno.

Ogni terra ha rapporti con le nubi.
E il Viaggiatore conosce bene i labili
rapporti che ha ogni anima con il vento.

Giuseppe Conte (Porto San Maurizio 1945) è anche narratore, il suo ultimo romanzo è  "Il male veniva dal mare", Longanesi 2013. Per saperne di più su Conte si veda il suo sito ufficiale: http://www.giuseppeconte.eu/

sabato 2 agosto 2014

2 agosto 1980. Strage di Bologna. Tre poeti per non dimenticare.



Per chi nel 1980 era ancora un ragazzino, quel 2 agosto della strage di Bologna è stato uno shock per quel repentino sguardo pieno di inconsapevole terrore negli antri bui della nostra storia nazionale. 
Purtroppo, nonostante i tanti anni trascorsi, molte ombre rimangono sui mandanti, sui servizi segreti deviati, sulle responsabilità politiche.
Per chi è nato in anni più recenti, credo possa essere utile conoscere quella pagina di storia, cominciando con il leggere i nomi di quelle innocenti vittime, nomi che troverà anche nella lapide alla stazione di Bologna.



Strage della Stazione di Bologna, 2 agosto 1980,  85 morti e 200 feriti:
1. Antonella CECI , anni 19
2. Angela MARINO, anni 23
3. Leo Luca MARINO, anni 24
4. Domenica MARINO, anni 26
5. Errica FRIGERIO in DIOMEDE FRESA, anni 57
6. Vito DIOMEDE FRESA anni 62
7. Cesare Francesco DIOMEDE FRESA, anni 14
8. Anna Maria BOSIO in MAURI, anni 28
9. Carlo MAURI, anni 32
10. Luca MAURI, anni 6
11. Eckhardt MADER, anni 14
12. Margret ROHRS in MADER, anni 39
13. Kai MADER, anni 8
14. Sonia BURRI, anni 7
15. Patrizia MESSINEO, anni 18
16. Silvana SERRAVALLI in BARBERA, anni 34
17. Manuela GALLON, anni 11
18. Natalia AGOSTINI in GALLON, anni 40
19. Maria Antonella TROLESE, anni 16
20. Anna Maria SALVAGNINI in TROLESE, anni 51
21. Roberto DE MARCHI, anni 21
22. Elisabetta MANEA ved. DE MARCHI, anni 60
23. Eleonora GERACI IN VACCARO, anni 46
24. Vittorio VACCARO, anni 24
25. Velia CARLI IN LAURO, anni 50
26. Salvatore LAURO, anni 57
27. Paolo ZECCHI, anni 23
28. Viviana BUGAMELLI in ZECCHI, anni 23
29. Catherine HELEN MITCHELL, anni 22
30. John ANDREI KOLPINSKI, anni 22
31. Angela FRESU, anni 3
32. Maria FRESU, anni 24
33. loredana MOLINA in SACRATI, anni 44
34. Angelica TARSI, anni 72
35. Katia BERTASI, anni 34
36. Mirella FORNASARI, anni 36
37. Euridia BERGIANTI, anni 49
38. Nilla NATALI, anni 25
39. Franca DALL'OLIO, anni 20
40. Rita VERDE, anni 23
41. Flavia CASADEI, anni 18
42. Giuseppe PATRUNO, anni 18
43. Rossella MARCEDDU, anni 19
44. Davide CAPRIOLI, anni 20
45. Vito ALES, anni 20
46. Iwao SEKIGUCHI, anni 20
47. Brigitte DROUHARD, anni 21
48. Roberto PROCELLI, anni 21
49. Mauro ALGANON, anni 22
50. Maria Angela MARANGON, anni 22
51. Verdiana BIVONA, anni 22
52. Francesco GOMEZ MARTINEZ, anni 23
53. Mauro DI VITTORIO, anni 24
54. Sergio SECCI, anni 24
55. Roberto GAIOLA, anni 25
56. Angelo PRIORE, anni 26
57. Onofrio ZAPPALÀ, anni 27
58. Pio Carmine REMOLLINO, anni 31
59. Gaetano RODA, anni 31
60. Antonio DI PAOLA, anni 32
61. Mirco CASTELLARO, anni 33
62. Nazzareno BASSO, anni 33
63. Vincenzo PETTENI, anni 34
64. Salvatore SEMINARA, anni 34
65. Carla GOZZI, anni 36
66. Umberto LUGLI, anni 38
67. Fausto VENTURI, anni 38
68. Argeo BONORA, anni 42
69. Francesco BETTI, anni 44
70. Mario SICA, anni 44
71. Pier Francesco LAURENTI, anni 44
72. Paolino BIANCHI, anni 50
73. Vincenzina SALA in ZANETTI, anni 50
74. Berta EBNER, anni 50
75. Vincenzo LANCONELLI, anni 51
76. Lina FERRETTI in MANNOCCI, anni 53
77. Romeo RUOZI, anni 54
78. Amorveno MARZAGALLI, anni 54
79. Antonio Francesco LASCALA, anni 56
80. Rosina BARBARO in MONTANI, anni 58
81. Irene BRETON in BOUDOUBAN, anni 61
82. Pietro GALASSI, anni 66
83. Lidia OLLA in CARDILLO, anni 67
84. Maria IDRIA AVATI, anni 80
85. Antonio MONTANARI, anni 86

http://www.vittimeterrorismo.it/memorie/elenco_vit_stragi.htm

Sulla Strage si veda anche il sito Web della "Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980":www.stragi.it

A quella strage i poeti Andrea Zanzotto e Roberto Roversi dedicarono due poesie.
Di quella volutamente sgradevole di Zanzotto vi segnalo una lettura dello stesso autore, la traggo dal sito del Sole 24 ore:

http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-10-01/rima-privata-poesie-scelte-115309.shtml?uuid=AacWx68D

Roberto Roversi 
scrisse invece una sorta di coro che venne recitato durante il 31° anniversario della strage da dall'11enne Farhana e dal quattordicenne Marco, in piazza Medaglie d'oro. Gli 85 ragazzi di Marzabotto rispondevano gridando: "Mai più"

I treni partivano
i treni arrivavano
“al mare” dicevano i treni
“alla montagna” dicevano i treni.
I treni ridevano
cantavano
erano felici i treni.
(Mai più! Mai più! Mai più!)

Il cielo era con nuvole azzurre
all’improvviso
il cielo è diventato nero
il cielo è diventato fuoco
il treno non è più partito
il treno non è più arrivato
il treno si è fermato (è in ginocchio per terra).
(Mai più! Mai più! Mai più!)

A un tratto il cielo
il cielo è diventato di fuoco
i bambini piangevano
le mamme gridavano
stesi per terra in silenzio
uomini donne bambine
mentre il sangue cadeva dal cielo.
(Mai più! Mai più! Mai più!)

Le nubi non erano più bianche
erano rosse di sangue
erano nere di fumo.
Poi il tempo è passato
i morti sono ancora con noi
con noi in partenza col treno
al mare in montagna.
(Mai più! Mai più! Mai più!)

Ascolto
ascolto
ascolto
Quello che vola lassù:
ci porta in vacanza
al mare o in montagna
fra le nuvole bianche
(Mai più! Mai più! Mai più!)

Ascoltate guardate
guardate la grande nave
passare
le onde
le onde calde del mare
nuotare
andiamo al mare.
(Mai più! Mai più! Mai più!)

Ascoltate
ascoltate
guardate
il treno
che arriva a Bologna
noi nella stazione aspettare
allegri per correre al mare.
(Mai più! Mai più! Mai più!)



Nel primo anniversario della strage, nel 1981, venne organizzata, non senza polemiche, una Lectura Dantis con  Carmelo Bene che recitava dalla Torre degli asinelli. Nel 2007 è stata ritrovata ed edita una registrazione video di quell'evento.Ve ne allego un brano tratto da youtube: https://www.youtube.com/watch?v=X0auSLwXy8U e una mia recensione dell'edizione Marsilio del libro e del dvd di quelle riprese.
Carmelo Bene legge Dante per l’anniversario della strage di Bologna, a cura di Rino Maenza, Marsilio, 2007 (con allegato DVD), 18,50 €

Di immagini perdute per sempre è costellata la storia della Rai, tra quelle censurate, quelle riciclate per registarci sopra e quelle disperse negli archivi; volti di letterati, poeti, film, sono andati perduti per sempre come nella pioggia finale di Blade Runner.
Così era successo per la Lectura Dantis di Carmelo Bene a Bologna, in occasione del primo anniversario della strage alla stazione. Per commemorare i morti e i feriti di quell’orrenda carneficina che ancora è in gran parte da chiarire, il sindaco Zangheri aveva previsto una serie di eventi culturali e di incontri giovanili nelle piazze bolognesi, e uno dei punti forti era proprio la lettura dantesca di Bene dalla prima merlatura della Torre degli asinelli. La decisione sollevò molte critiche da parte di locali Dc e anche da parte di pezzi della stampa nazionale, Palazzi del Corsera fu tra i più acerrimi critici. Si rimproverò di voler “ballare sui morti” e anche Dante venne visto come programma di quell’effimero che stava diffondendo nelle estati romane Renato Nicolini.
All’evento dantesco doveva essere dedicata una diretta televisiva ma alla fine la Rai chiese il testo a Bene, per poter controllare eventuali versi sconvenienti della Commedia dantesca, il grande attore e grande caratteraccio giustamente se la prese con l’imbecillità (ancora saldamente al comando in Rai) della comunicazione politica italiana e rifiutò, così la diretta saltò e di quella lettura, che venne diffusa per quasi tutto il centro di Bologna da un complesso sistema di amplificazioni rimase solo la voce di Bene e il ricordo dei presenti (quasi centomila).
Ora Marsilio pubblica un libro con dvd dove viene riscoperta una ripresa ritrovata a distanza di quasi un trentennio da una allora giovane videomaker Angela Tomasini che aveva guadagnato una posizione privilegiata per poter filmare in vhs il volto dell’attore in campo medio-lungo. Le immagini sono piuttosto scure ma l’emozione arriva anche perché il processo era proprio quello di una smaterializzazione del corpo in favore di una dimensione rituale, “una festa sacrale, in senso pagano, come il banchetto che in talune tradizioni  si fa ancora dopo il lutto”.
Il libro curato da quel Rino Maenza che con Bene collaborò alla fonica degli spettacoli e delle letture, ricostruisce il clima culturale dell’epoca e le polemiche politiche e giornalistiche.
Dopo quella lettura in una sera ventosa, Bene alla fine se ne scusa con il pubblico, tutti i presenti furono conquistati dalle parole dantesche rifondate dall’interpretazione dell’attore-regista, tanto che dalle colonne del Resto del Carlino, quotidiano sempre critico con l’iniziativa, Claudio Marabini scriveva: “la parola di Dante ha annullato la massa, l’ha conquistata e probabilmente l’ha ricreata in persona”.

Giovanni Petitti, da Frameonline, 4/9/2007